Roma, 18 OTT – Cambiare il codice della strada introducendo il limite dei 30 chilometri orari nei centri urbani e destinare più risorse pubbliche al trasporto pubblico, collettivo e non motorizzato.

Sono i punti centrali della proposta di legge della Rete Mobilità Nuova, coalizione che raccoglie circa 200 associazioni, comitati e organizzazioni di categoria,  presentata oggi nel corso di un doppio appuntamento: una cicloconversazione con alcuni parlamentari seguita da una conferenza stampa alla Camera che ha visto la partecipazione di deputati e senatori che si sono impegnati a sostenere le nuove norme.

La proposta, sostenuta tra gli altri da Legambiente, Libera, Slow Food, Auser, Cittadinanzattiva, Movimento Difesa del Cittadino,  Touring Club Italiano, Euromobility, #salvaiciclisti, mira a riorientare le risorse pubbliche concentrando la spesa laddove si concentra la domanda di mobilità e nello stesso tempo suggerisce un radicale ripensamento del settore dei trasporti, sostenendo attraverso scelte strategiche le persone che quotidianamente si muovono usando i treni locali, i bus, i tram e le metropolitane, la bici e le proprie gambe e dando a chi usa l’automobile l’opportunità di scegliere un’alternativa più efficiente, più sicura, più economica.

Rallentare la velocità massima in città – sostengono i promotori della legge – è un intervento già realizzato in molte città europee che non ha praticamente controindicazioni (i tempi di percorrenza urbana sono analoghi a quelli registrati col limite a 50 km/h) e che al contrario produce una lunga serie di esternalità positive in termini di sicurezza stradale, di riduzione della congestione, dello smog, del rumore, dei consumi di carburante, dell’aggressività alla guida e rende, a costo zero, le strade più fruibili anche dal traffico non motorizzato”.

Anzi, più che elencare i motivi per cui sarebbe vantaggioso moderare la velocità negli abitati (con l’eccezione di quelle strade dove le caratteristiche funzionali e costruttive consentono di mantenere il limite a 50 km/h) bisognerebbe chiedere ad amministratori locali e decisori politici nazionali come mai i 30kmh non sono ancora realtà, dal momento che, ad esempio, da soli riuscirebbero almeno a dimezzare i 2000 morti l’anno in incidenti stradali che si registrano nelle aree urbane.

Altro punto chiave è quello delle risorse pubbliche. Oggi alta velocità e autostrade fagocitano tutti i soldi a disposizione, anche se le lunghe distanze assorbano meno del 3 per cento degli spostamenti delle persone e delle merci.

La legge sulla Mobilità Nuova prevede invece la creazione di un Fondo per lo sviluppo del TPL e della Mobilità non motorizzata dove confluiscono annualmente “il 75 per cento dei fondi complessivi al trasporto e alle infrastrutture per la mobilità”.

Nelle nuove norme si ipotizzano anche i Target di mobilità, obiettivi nazionali e vincolanti di ripartizione modale degli spostamenti validi in tutte le città. Obiettivo: obbligare i sindaci, entro due anni, a far scendere almeno sotto il 50 per cento gli spostamenti motorizzati individuali con mezzi privati all’interno del loro territorio.

Il disegno di legge sulla mobilità nuova – ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – rappresenta un passo concreto per dare finalmente il via ad una vera e propria rivoluzione nel settore del trasporto, che sia condivisa non solo dai cittadini ma anche dai decisori politici. La grandissima partecipazione alla manifestazione del 4 maggio a Milano, che ha visto in prima linea anche Legambiente, ha infatti dimostrato che la gente vuole una mobilità alternativa non solo per essere libera di muoversi e vivere meglio; ma soprattutto per riappropriarsi delle città, non più soffocate da traffico e smog, ma città a misura d’uomo dove si incentiva lo spostarsi a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. Spetta ora ai politici e alle amministrazioni impegnarsi seriamente per un riequilibrio delle scelte politiche, delle strategie e degli interventi da attuare e delle risorse pubbliche da destinare al settore dei trasporti. È infatti fondamentale spostare le risorse pubbliche dove si spostano le persone. Ben venga allora il Fondo per lo sviluppo del trasporto Pubblico locale e della Mobilità Organizzata ed anche i target di mobilità, previsti in questo ddl, che premiano con un sistema di incentivi i Comuni che hanno rispettato nei tempi stabiliti la quota massima di spostamenti motorizzati con mezzi privati e penalizza quelli che non hanno ottemperato gli obblighi di legge”.

Nel nostro Paese – conclude Cogliati Dezza – i mezzi di trasporto alternativi e i mezzi pubblici stentano a decollare e perdono ogni anno passeggeri, e sono ancora troppo poche le isole pedonali e le piste ciclabili. Diffondere e promuovere una mobilità alternativa, a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione, significa dunque garantire la libertà di muoversi, di passeggiare e di respirare, migliorare la qualità della vita, dell’ambiente urbano e del territorio. Significa dare spazi pubblici più sicuri, silenziosi, salutari accrescendo le relazioni sociali e contribuendo a costruire un futuro più green e vivibile”.

La nuova legislatura – ha dichiarato in una nota Umberto Marroni, deputato PD e membro della Commissione Ambiente, a margine de3lla presentazione – sia l’occasione per mettere in campo una serie di politiche pubbliche per la città, a partire dall’elaborazione di indirizzi per una nuova mobilità urbana, al fine di invertire la rotta che oggi attesta l’Italia come il paese europeo con la densità più alta di automobili. Mettere in campo una strategia che favorisca l’utilizzo di mobilità modali tesa ad incentivare il ricorso ai mezzi di trasporto alternativo rispetto agli spostamenti motorizzati individuali. Per far ciò sarà fondamentale favorire la crescita dei servizi di mobilità, investendo risorse sostanziali nel Fondo per lo sviluppo del trasporto pubblico locale e della mobilità organizzata così come previsto dal disegno di legge presentato oggi dalla Rete Mobilità Nuova alla Camera dei Deputati. Valutando anche di prevedere nelle nuove urbanizzazioni l’obbligo per i comuni di realizzare percorsi protetti per la ciclabilità.

Sviluppare oggi una nuova idea di mobilità vuol dire ridurre gli impatti negativi in termini di salute, tempo e stili di vita che porta con sè il traffico nei centri urbani”.

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